Giro d’Italia 2017, il bilancio delle Professional: per la prima volta nessuna vittoria, malgrado le tante fughe
Bottino magro per le Professional al Giro d’Italia 2017. Nessun successo di tappa e nessuna maglia per le squadre di seconda divisione per le squadre invitate dagli organizzatori, che hanno provato a mettersi in mostra con delle fughe, senza tuttavia riuscire a cogliere alcuna vittoria. Miglior risultato di tappa per una delle formazione al via grazie ad una WildCard è il secondo posto di Jakub Mareczko (ottenuto due volte, a Messina e Reggio Emilia). La Wilier – Selle Italia è stata la più presente nelle posizioni alte degli ordini d’arrivo, grazie anche ai due piazzamenti nei dieci di Matteo Busato e quello di Ilya Koshevoy. Nessun altra squadra è riuscita a salire neanche sul podio di tappa, con la Bardiani – CSF, grazie a Simone Andretta, e la CCC Sprandi Polkowice, con Jan Hirt, una volta nei primi cinque. Il GreenTeam è riuscito ad entrare un’altra volta nei dieci, con Lorenzo Rota, mentre la formazione polacca altre tre. Decisamente peggiore da questo punto di vista il bilancio della Gazprom – Rusvelo, mai neanche nei cinque, con una sola top ten, arrivata con Alexey Tsatevich, nono ad Alberobello.
I russi sono stati invece i più attivi in fuga. In 15 tappe (su 19 in linea) si son fatti trovare tra gli attaccanti di giornata, uno dei modi migliori per farsi notare in corse così importanti. Gli uomini del vulcanico Luca Scinto seguono con 12 fughe (per loro potremmo contare 17 tappe, togliendo anche le due al servizio del velocista), poi i polacchi con 10 (anche qui si potrebbero togliere due tappe, le ultime di montagna, con la “scusante” di lavorare per il capitano, stavolta per la generale) e il #greenteam (penalizzato dall’aver perso due corridori a corsa non ancora partita), i cui uomini hanno centrato nove volte il tentativo giusto. Da segnalare, che, ad eccezione della Gazprom, per due volte ciascuna le altre squadre son riuscite ad inserire due uomini tra i fuggitivi del mattino. Nel complesso, in ogni tappa, c’è stato almeno un componente (in 4 occasioni) di una formazione Professional all’attacco. Nelle prime due tappe abbiamo invece visto una fuga con tutte e quattro le squadre rappresentate.
Inoltre, gli uomini in blu sono stati gli unici ad ottenere un riconoscimento e salire sul podio finale di Milano grazie a Pavel Brutt, vincitore del Premio Fuga Pinarello per essere stato il corridore ad aver percorso il maggior numero di chilometri in fuga. Ottima prestazione invece nella generale per Jan Hirt, che in salita è stato spesso con i migliori nell’ultima settimana, mostrando spesso la sua maglia arancione e conquistando un bel 12° posto a Milano, probabilmente inatteso alla vigilia.
Singolarmente ogni squadra potrà valutare se vedere il suo bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto, ma come si collocano queste prestazioni comparando i risultati ottenuti da queste quattro squadre con quelli ottenuti dalle varie formazioni Professional nelle precedenti edizioni? A livello di tappe, decisamente non bene. Dal 2005, anno di introduzione del ProTour, poi diventato WorldTour, infatti, non era mai successo che una formazione invitata non ottenesse neanche un successo. Peggiori risultati sinora erano stati il 2015 e il 2006, ma Nicola Boem e Luis Felipe Laverde riuscirono a salvare il bilancio delle proprie squadre e dell’intero movimento conquistando una tappa. Gli altri anni si passa da un minimo di due ad un massimo di 8-9 (a seconda di come si contano e se sono state riassegnate alcune vittorie tolte per squalifica).
In linea con le ultime stagioni il risultato invece in classifica generale. Il 12° posto conquistato dal ceco migliora quanto fatto nelle due precedenti edizioni dalle squadre Professional, restando sulla stessa lunghezza d’onda degli ultimi cinque anni. Risultati migliori erano invece arrivati dal 2005, quando arrivò quello che sinora è l’unico podio finale, al 2011, quando i corridori appartenenti a squadre di seconda divisione conquistarono (ad eccezione del 2006) sempre un posto almeno nei primi dieci.
A livello internazionale, guardando dunque a Tour de France e Vuelta a España, non è comunque la prima volta che una squadra Professional non conquista neanche una vittoria di tappa. Oltralpe è cosa abbastanza comune, essendo successo già quattro volte (2008, 2013, 2014, 2016), mentre nella penisola iberica successe una volta sola, nel non più vicinissimo 2006, al secondo anno dell’introduzione del nuovo calendario. Per quanto riguarda la classifica generale il risultato di questo #Giro100 è invece in linea con la tendenza anche degli altri due GT. Scorrendo le classifiche delle 12 edizioni passate di Tour e Vuelta, infatti, si nota come la maggior parte dei risultati siano a cavallo del piazzamento nei dieci, con il quarto posto di Thomas Voeckler (Europcar) nel 2011 come miglior risultato alla Grande Boucle, mentre in Spagna lo stesso anno si registrò l’unico successo sinora di una formazione Professional in un grande giro con il trionfo finale di Juan José Cobo (Geox-TMC). In Francia nel decennio precedente a questo in classifica si andava leggermente peggio rispetto ad ora, mentre in Spagna era invece il contrario, con una tendenza simile a quella nostrana.
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